Sindromi mieloproliferative

Impronta trombocitemica

Salve, sono un donatore di sangue e fino ad oggi non ho sofferto di particolari problemi di salute. Recentemente è stato rilevato un anomalo aumento delle piastrine. Il valore, nel susseguirsi delle varie analisi effettuate, varia fra le 400000 e 700000. Gli altri valori dell’emocromo e del ferro risultano nella norma, tranne un valore lievemente alto del colesterolo (di cui peraltro ho sempre sofferto) a 235. Mi è stata suggerita una visita ematologica, in seguito alla quale mi è stato eseguita aspirazione del midollo ed analisi. La diagnosi è stata quella di “quadro compatibile con sindrome mieloproliferativa cronica ad impronta trombocitemica”.

Sono stato tranquillizzato dai medici, che mi hanno consigliato di effettuare emocromo a cadenza trimestrale e di assumere mezza aspirina a giorni alterni e di tenerli informati. Rimango tuttavia con il dubbio se mi convenga fare altri tipi di accertamenti per confermare la diagnosi, o se ciò che è stato fatto fino ad ora sia più che sufficiente (come mi è stato detto dai medici). Ringrazio per l’attenzione e, confidando in una Vs gentile risposta, Vi saluto e Vi ringrazio per il servizio.

Anonimo

Risposta 

Il riscontro occasionale di un aumento delle piastrine asintomatico è sempre più frequente da quando si fanno molti esami di checkup per vari motivi. La trombocitemia essenziale, per la cui diagnosi sarebbe formalmente necessaria una conta piastrinica di almeno 700000/mmc, è in effetti una causa frequente di piastrinosi. Se sono state escluse malattie di tipo infiammatorio che potrebbero essere causa di piastrinosi reattiva (almeno la VES e la PCR dovrebbero essere normali) non sono necessari altri accertamenti. La prognosi della trombocitemia è relativamente buona e il rischio di accidenti vascolari (trombosi, ictus etc) è basso, essendo correlato principalmente all’età avanzata e ad una storia di precedenti eventi trombotici. Che la riduzione della conta piastrinica sia efficace nel ridurre questo rischio è dimostrato solo in pazienti di età superiore a 60 anni e con conta piastrinica superiore a 600-700000/mmc. La terapia antiaggregante instaurata non ridurrà il numero delle piastrine ma, facendole funzionare meno, dovrebbe ridurre il rischio vascolare (uso il condizionale perchè ciò è stato formalmente dimostrato solo recentemente e per una patologia simile alla trombocitemia chiamata policitemia vera). Ovviamente vanno tenuti sotto controllo altri potenziali fattori di rischio vascolare oltre al colesterolo (pressione, glicemia, fumo etc) che avrebbero un effetto addittivo.