Leucemia mieloide cronica

A mia mamma di 69 anni nel marzo 2002 è stata diagnosticata la leucemia mieloide cronica.Attualmente è in terapia con il Glivec dal 29/9/02. Dopo una prima risposta a livello ematologico c’è stato un miglioramento anche a livello citogenetico, ma all’esame del midollo del 1/10/03 si è evidenziata la seguente situazione: Riarrangiamento BCR-ABL t(9;22)(q34;q11)p210(b2a2) con segnale “debole”, copie BCR-ABL: 1949. All’esame del sangue del 25/11/03 sono comparse delle cellule immature nel sangue (blasti 1%), cosa significa? La malattia sta degenerando?

Quali possibilità ci sono di ripresa? Mia mamma attualmente è completamente asintomatica, e gli esami ematochimici sono nella norma. Come mai hanno aumentato la dose del Glivec da 400 mg a 600 mg? Significa che la malattia è peggiorata?
Grazie

Anonimo

Risposta

Blasti nel sangue dei pazienti con LMC possono essere presenti sia all’esordio che durante la fase cronica e il loro numero costituisce uno dei cinque parametri prognostici considerati per classificare i pazienti in diverse categorie di rischio. La percentuale dell’1% è da considerarsi bassa, ma è strano che si segnali la presenza di blasti in una paziente che sta andando bene e nella quale il trascritto bcr-abl, che è un marcatore molto più fine della presenza di blasti, dia un segnale di presenza debole (non sono in grado di giudicare il livello quantitativo). Va detto anche che il giudizio microscopico della presenza di blasti può non essere affidabile al 100% e meriterebbe almeno una riconferma viste le discrepanze fra i diversi dati. L’aumento del dosaggio del Glivec sembra comunque da riferire alla segnalazione dei blasti (sarebbe utile conoscere anche i risultati della citogenetica). Risulta infatti da alcuni studi che un dosaggio più elevato di Glivec è in grado di controllare meglio le LMC a prognosi meno favorevole.

Cordialmente.